Premetto che le elezioni che per ora sono state il massimo per me sono proprio quelle dell’anno scorso, vuoi perchè un bel 30% è sempre una piccola vittoria, vuoi perchè è iniziato il mio percorso da amministratore, vuoi per questo vuoi per quello, ma il 25 maggio 2014 me lo ricorderò a luuuungoooo.
Diciamo che un punto saliente di questa tornata elettorale sono le divisioni: Liguria, Veneto, Campania…a volte ci si divide per convenienza, altre volte per liderismo, altre volte per motivazioni giuste.
E nelle piccole realtà comunali? Non è difficile comprendere come queste dinamiche si riflettano anche nei più piccoli paeselli, dove spesso prevalgono le divisioni personali piuttosto che politiche…che non vengono gestite (purtroppo) da un punto di vista politico.
Ma nei paesi rispetto alle regioni è un po’ diverso, perchè a sopperire a questa mancanza interviene un “soggetto strano” che tuttavia garantisce ai cittadini un certo grado di autonomia e presentabilità, ossia le liste civiche.
Ora veniamo al nocciolo della questione: cosa sono le liste civiche? La risposta che penseranno i più è “sono liste che non hanno dietro un partito”. Mmmm…mmmm. Questa risposta mi lascia alquanto perplesso. Perchè allora tutti e dico tutti (anche chi chiaramente di civico non ha nulla) usano l’egida civica?
La risposta è nella definizione della lista civica appunto, che non è quella di essere “apartitici” ma con il preciso scopo di fungere da collettore delle sensibilità della realtà nelle quali la lista si presenterà, per arrivare poi ad una sintesi: solo questa sintesi può portare ad una lista vincente, che sappia rappresentare la popolazione con la continuità e organicità politica necessaria a durare nel tempo. Ed ecco perchè nei piccoli comuni tutti optano per le liste civiche. Certo devono essere liste civiche dotate di senso: se sono unioni all’ultimo secondo oppure accozzaglie mal assortite di chi poco o nulla ha costruito, il tutto si trasforma in un gigantesco tonfo.
Nelle grosse città il discorso varia un pochino: i partiti si presentano con liste di partito e raccolgono attorno ad un unico candidato sindaco più liste anche liste civiche, con il duplice scopo di creare una sintesi e “pesare” determinate realtà o componenti all’interno della coalizione.
E paradossalmente il nemico della lista civica non è la lista di partito, ma la lista civica “dura e pura”, quella che appunto interpreta alla lettera la definizione grossolana, ossia il “assolutamente senza partiti”. Un insieme di brave persone che si uniscono ma non fanno sintesi tra loro restano sempre e comunque un inseme di brave persone e nulla più, e arrivano a rappresentare solamente loro stessi, per quanto conosciute e stimate. E per esperienza ho visto più di una volta gruppi di brave persone disgregarsi trenta secondi dopo la chiusura delle urne, tornando alla situazione iniziale, e a volte lasciando soli quelli che vengono eletti e si ritrovano nella fossa dei leoni. Si aprirebbe poi un altro tema che è quello a volte della spocchia della autodefinitasi “società civile” in politica, come se gli altri non fossero abbastanza civili…vabè, sorvoliamo
Nelle piccole realtà solo la sintesi tra gruppi di persone e una forza politica che sappia fare da collettore può portare avanti le sensibilità del territorio. E non a caso territorio deriva da terra, quindi pragmatismo e anche fatica, non liderismo e personalismo.
Di solito concludo con un buona notte (e la categoria elucubrazioni diurne non esiste nel mio blog 😀 ) , ma vista l’ora concludo con un “Buona Giornata”!!!
caro Edoardo,
è sempre bello, almeno per me, leggere opinioni sulla politica ed il ruolo dei partiti, anche quando non sono d’accordo con quanto leggo. E’ questo il caso: non per forza una lista civica è fatta di dilettanti “allo sbaraglio” armati sì, di buone intenzioni, ma senza possibilità di metterle in pratica per mancanza di “sintesi”. Spesso del resto la migliore (se migliore) organizzazione delle liste di partito una volta diventate maggioranza si traduce in scelte non condivise, sostenute solo per convenienza o per “obbedienza” anche se vanno rivelandosi errate o addirittura pericolose.
Il bello delle realtà piccole è che si può (si deve?) pesare candidato per candidato, lista per lista: sono le uniche realtà in cui i cittadini possono veramente conoscere coloro ai quali danno la propria rappresentanza.
Giovanni Cozzi