Ma quanto facevo brutto in quella posa durante il voto?
Al di là dei commenti edonistici, un po’ come promesso un po’ come richiesto, ho voluto mettere nero su bianco (o nero su monitor dipende dalla modernità) quanto avvenuto in assemblea.
Perchè al di là delle narrazioni che possono essere soggettive ci sono i fatti, estremamente più importanti di qualunque storytelling. Anche se ai posteri inevitabilmente balzano agli onori le narrazioni e mai i fatti. Aggiungendo una nota a margine, spesso mi rendo conto che nel Partito Democratico bisognerebbe inventare una nuova persona verbale, perchè qualcuno quando dice “abbiamo sbagliato” intende sempre “avete sbagliato tutti tranne me”.
La mattinata è iniziata male, malissimo, al di là del ritardo di due ore (purtroppo canonico in situazioni turbolente), con quel voto che di fatto ha spaccato in due l’assemblea sul cambio di ordine del giorno, creando numeri a dir poco inusuali nella recente vita democratica del PD. A quel cambio ho votato sì, nel massimo rispetto sempre di chi ha espresso un’opinione differente dalla mia.
(Apro e chiudo parentesi, il rispetto, che sta mancando sempre di più in noi che dovremmo essere democratici, spesso ci siamo sempre più trasformati in tifosotti locali o urlatori della domenica).
Il motivo che mi ha spinto a tale scelta è semplice: se le parole hanno un significato, va capito senza farsi prendere dalla foga momentanea. Il cambio dell’ordine del giorno è stato proposto all’unanimità dall’ufficio di presidenza, che è composto dalla presidenza dove ci sono un rappresentante per mozione, il segretario (o facente funzione) e i capigruppo. Quindi di fatto rappresentante di tutte le sensibilità presenti in assemblea e quindi a tutela delle stesse. E la natura della richiesta è stata poi esplicitata dalla relazione di Martina successivamente. Quindi, se c’è qualcosa o qualcuno da “incolpare” per la frizione iniziale è proprio la presidenza stessa, che non ha reso edotti da subito i delegati della natura del cambio.
Un altro passaggio fondamentale della Proposta della presidenza è stato il seguente: “Preso atto delle dimissioni irrevocabili del Segretario nella scorsa direzione”. Non penso serva aggiungere molto.
Numeri interessanti comunque, 337 sì e 271 no (mi pare)…e per qualcuno numeri pure inaspettati.
Il vero senso dell’assemblea, quello che sta passando in secondo piano in favore a dietrologie degne di un regista, è da ricercarsi nella relazione di Maurizio Martina. Di fatto ora il reggente del Partito Democratico, piaccia o no, e con la legittimità di operare nel e per il Partito, piaccia o no.
Ne riprendo i punti salienti, quelli che hanno fatto davvero la differenza:
- Abbiamo sbagliato: appunto, non c’è niente da aggiungere. Quando prendi il 18% non puoi continuare a dire che sono gli elettori che sbagliano, che non capiscono. Vuol dire che non sei riuscito a stare accanto a loro, ad essere credibile per loro. Che hai rinunciato a stare accanto agli ultimi, e qualcun altro era presente al posto tuo. Fine del cinema, poi possiamo aggiungerci tutta la prosopopea (sensatissima) sui cambiamenti della nostra società, ma gli elettori hanno sempre ragione.
- Congresso: nei Partiti europei il Congresso viene utilizzato per costruire una linea politica con la quale parlare al paese, non per farsi conte reciproche, e noi spesso abbiamo preferito la seconda opzione. Un congresso che il reggente Martina si impegna a convocare in tempi “possibili”, abbinando alle primarie anche altri strumenti che consentano la costruzione di queste politiche. Senza tornare indietro, senza avere un partito che guarda il passato, ma che diventi perno di un futuro centrosinistra in maniera chiara.
- Linea politica: una linea politica di centrosinistra chiara, netta, e che soprattutto si costruisca un’opposizione a quello che si profila come il peggior governo della storia della Repubblica. E ora possiamo parlare di opposizione, perchè sappiamo chiaramente a cosa ci dobbiamo opporre. E non solo, diventando così un’alternativa sia alla Lega Grillina ma anche e soprattutto a Forza Italia (chiaro?!?!?!). E tramite la nostra cultura di governo far pesare la nostra proposta politica di alternativa. Arroccarsi nell’asfitticità porta al nulla o quasi.
- “Se tocca a me tocca a me”: Ragazzi, un reggente è stato legittimato all’unanimità due direzioni fa, un reggente che di fatto ha la titolarità di guidare il partito. Non puoi delegittimarlo, riposizionarti etc. etc. E l’ha detto con queste parole, chiaramente che non rientrano nel suo stile. Ma il messaggio è arrivato chiaramente. Premettendo che ho votato la mozione “Avanti Insieme, Renzi Martina” e quindi, anche in una situazione di ricostruzione, voglio qualcuno che con i numeri e l’organizzazione uscita da quella proposta possa guidare il Partito anche solo da qui ad un congresso verso una nuova ripartenza. Vera però, altrimenti siamo gli eterni probandi.
Questi sono i punti che mi hanno portato a votare convintamente la relazione di Martina, che ha di fatto “spento” il conflitto artificiosamente creato nella prima votazione. Quindi continuo a non trovare neanche mettendomi nei panni altrui motivi per votare contro ad una cosa come questa.
Interventi di livello: Cuperlo, Fassino, Orlando, Giachetti (a modo suo ovviamente anche se non ho condiviso il livello comunque era alto…) etc. etc. .
E sinceramente, comprendendo il disagio iniziale, non trovo corretto come atteggiamento l’andarsene poco dopo la relazione di Martina, con un tono di spocchia e di superiorità, sapendo che poi è necessario un voto su quella proposta. Può non piacere, e ci sta, ma voti contro, non te ne vai. Però d’altronde posso capire l’allergia agli organismi dirigenti quando non li controlli, ma vanno rispettati, altrimenti non sei quel segretario che condivide con i suoi iscritti “pane e casu”, anzi probabilmente ti importa di più della tua autorità che della tua autorevolezza.
E alla fine sappiamo che Maurizio Martina ha la legittimità dell’assemblea a rappresentare a pieno titolo il Partito Democratico (294 sì e 8 astenuti) e che andremo a Congresso in tempi ragionevoli con nuove modalità.
Ma non dobbiamo dimenticarci che fuori dall’Ergife c’era un paese e si sta formando il primo governo di Destra Sociale della storia della Repubblica.
P.s. Mercoledì 23 alle 21.00 sarò con gli iscritti del mio Circolo di Turate-Rovello a raccontare l’assemblea di Sabato, vi aspetto se qualcuno ha voglia di farsi un giretto. Ma sono disponibile a incontrare, in occasioni formali o meno, chiunque vorrà chiedere lumi su quanto accaduto. E per provare insieme a capire cosa fare di questo nostro Partito, che ora più che mai è fondamentale per il paese. E volutamente ho citato pochissimi nomi, perchè chi fa politica citando prima il nome e poi tutto il resto è solamente un ultras, che è infinitamente inferiore ad un militante vero.
P.p.s Qui l’intervento di Martina, da rivedere e da riascoltare.