Divorato. Letteralmente. Apprezzato. Ancora di più. L’avevo promessa questa recensione ed eccola qua.
Per qualunque giovane impegnato in politica, per chiunque abbia passione per questa “brutta bestia” chiamata politica: leggetelo.
Ovviamente alcuni storceranno il naso, non aspettatevi uno dei tomi scritti da Togliatti sulla formazione politica o una raccolta di discorsi di De Gasperi, nè tanto il libro ha la presunzione di arrivare a tali livelli, senza nulla togliere ad “Harambee” e all’opera di Richetti.
E allora perchè leggerlo? Semplice: è la storia di una persona, un uomo che racconta sè stesso, il suo percorso politico e tutte le fatiche che ha comportato. E anche le battute d’arresto, i momenti no. Cercando anche di ridare dignità all’agire politico, importante il passaggio sulla spiegazione dei tagli dei costi della politica e di come il politico debba essere l’esempio e non il cattivo esempio (motivo per il quale anche io credo in un fare politica “francescano” e non “ostentato”…poi se volete discutiamo anche di questo).
Il passaggio più bello? Quello dell'”andar per funghi” (lo dice pure il titolo). L’andar per funghi è una metafora ovviamente, una metafora che è un consiglio, ossia quello di tenere sempre un proprio angolino segreto, una parte (piccola o grande sta a noi deciderlo) fuori dalla politica, un piccolo spazio dove conservare noi stessi. Da un certo punto di vista questo è anche un errore che fanno i partiti in parte; come giustamente viene riportato nel libro, è più controproducente prendere un giovane e “strapparlo” dalla propria vita, ma va preservata anche la sua individualità, senza trasformarlo in una “macchina del partito” (anche se a volte le necessità ti portano ad essere più presente in quello, ma anche io il mio momento per “andare a funghi” lo trovo).
Si capisce che mi è piaciuto? Oh Issa!
P.s. Per chi volesse sapere cosa significa “Harambee”…beh comprate il libro, ma proviamo per una volta a tirarlo fuori dal pantano tutti insieme questo autobus.