Ho allestito una piccola social room nell’appartamento dove alloggio, perchè ho deciso di scrivere di getto, costruire e raccogliere tutte le sensazioni di questa tre giorni che, al di là di facili ironie o simpatie di parte, cambierà e pure molto il volto del prossimo Partito Democratico.
Come ogni viaggio politico, si parte con alcune attese che si spera non vengano disilluse, e finora devo dire che le premesse sono state mantenute fino in fondo. Sicuramente la quantità di persone presente già del venerdì lascia ben sperare in una buona riuscita della kermesse. Ma guardando con più attenzione si sono viste persone presenti nel partito, dal più semplice dei militanti agli ex membri di segreteria nazionale. Questo indica che la presenza di classe dirigente presente al lingotto è tanta. Tantissima. E questo è un primo dato che sicuramente può fare la differenza (in bene o in male), ma lo analizzerò nei prossimi giorni. E poi ovviamente si incontrano amici, vecchi e nuovi, che in queste occasioni non mancano mai. Fa parte della vita del vero Compagno.
Non parlerò del significato simbolico del Lingotto, ne hanno parlato ampiamente tutti i giornali nelle scorse settimane.
Il discorso dell’ex segretario e attuale candidato alla segreteria è stato…particolare. Molto particolare. In quelle parole, al di là delle proposte di politiche che sicuramente vanno nella direzione di colmare quei vuoti che innegabilmente ci sono stati ho sentito un richiamo estremamente forte al noi, alla comunità, al capitale umano, alla creazione di luoghi (non fisici) dove il confronto diventa il centro dell’azione politica, confronto da portare sia nelle realtà organizzate sia e soprattutto tra i semplici elettori. Ho sentito in pratica, Partito.
Parole come identità, eredi e non reduci, pesano come macigni, ancor più nel campo del centrosinistra. Nel discorso c’è stato da parte di Renzi un rifiuto di ricevere l’etichetta di un “Renzi Prima” e un “Renzi Dopo”. Ma mi permetto di dissentire, eccome.
Renzi di piazza, di movimento, quello che è diventato segretario del PD nel 2013. Renzi di Governo, quello che ha guidato il paese fino al 4 dicembre, e ora? Oggi abbiamo visto la prima “uscita”, il primo intervento di un Renzi nuovo, ossia quello di Partito. Che francamente era quello che non vedevo l’ora di sentire. E poi in chiusura ha anticipato il lancio di “Bob”, una piattaforma di confronto e dibattito in rete. E questa è stata una cosa che mi ha incuriosito non poco. Bob…come Bob Kennedy, dichiarato da Renzi stesso. Un po’ per fare il verso a Renzi come Bob*.
E poi il punto nodale che si svilupperà in tutti e tre i giorni, i tavoli, tavoli per costruire politiche che saranno parte sia della mozione sia della proposta politica del Renzi di Partito (non vogliatemene, ma questa definizione mi piace non poco). Il più partecipato (e sicuramente tutti i tavoli sono meritevoli di essere ascoltati e vale la pena parteciparvi, tanto che cercherò di spizzicare qua e là) è stato quello su Forma Partito e Formazione. E qui si è capito subito che spesso il nostro popolo è più avanti del Partito stesso: è quello lo snodo principale, quello da sciogliere, ossia che Partito Democratico abbiamo in mente. Un partito con un’identità, un partito erede di valori che hanno cambiato la storia, un partito di centrosinistra fatto di circoli, di reti di contatti con altri mondi, che parla non solo a sé ma a tutta la società.
Ora stiamo a vedere, a domani per il daytwo.
* Sono curioso di capire cosa sia effettivamente Bob. È indubbiamente vero che il PD fatichi ad usare bene i social network, e questo si è visto in modo strutturale durante il referendum. Ma pensarlo come una risposta in salsa “piddina” a Rousseau è sbagliato. A naso direi che si potrebbe trattare di una piattaforma di aggregazione social, stile Hootsuite (ossia condivisione di contenuti multi-canale), ma con aggiunte di aree di discussione e repository di materiali. O meglio, io cercherei di prendere il buono che si era visto su Sociabble durante la campagna referendaria e renderlo più da partito.