Libertà di rotazione

Mmm…riappropriarmi del mio pc fisso e della mia tastiera per scrivere non è cosa da poco. Il portatile è oramai un compagno fedele di mille battaglie, ma il pc desktop sulla scrivania la sera ha un suo fascino. Giusto ieri ho avuto modo di ragionare con un amico (quindi se odierete queste righe sarà solamente colpa sua, perchè ha scatenato tutto questo ragionamento) durante una visita in Regione sulla non ricandidatura a Sindaco di Giuliano Pisapia. Non voglio fare una disquisizione sulle luci e le ombre del suo mandato, come tutti i grandi sindaci farà senz’altro parlare di sè a lungo nel bene e nel male. Va comunque riconosciuto che Pisapia ha saputo ridare alla città un germoglio di respiro europeo, che in alcune persone è fiorito mentre in molte deve ancora buttare radici, soprattutto nella mentalità (dai MI vi voglio bene alla fine!!! 😀 😉 ).Omicidio Garofalo:sindaco Petilia,le intitoleremo area cittàMa quello che mi ha condotto a questa riflessione lunga kilometri è il motivo (quello manifesto almeno) che ha portato Pisapia a questa decisione. A Milano, dopo le valutazioni del Sindaco uscente, esiste una classe politica pronta a raccogliere la sua eredità politica, citando inoltre un concetto diverso e nuovo sotto molti punti di vista, ossia quello di “rotazione”. Rotazione…Rotazione, per fare il verso ad un comico popolare “cos’avrà voluto dire??”, ed in effetti dietro questa parola si nasconde molto, ma davvero molto. Provo a dare la mia definzione (non me ne vogliano i grandi teorici): la rotazione alla quale si rifà Pisapia è un processo fisiologico, dove naturalmente una classe dirigente lascia il proprio spazio a quella successiva, che non è detto sia uguale, migliore o peggiore di quella precedente. E’ un processo indolore? Non penso, la “next generation” deve dimostrare di essere capace di raccogliere i semi di chi è passato prima (ovvio quelli buoni, altrimenti siamo di fronte ad autolesionismo generazionale) e la “old school” non lascerà la presa finchè non troverà chi saprà accettare la sfida. Quasi Paretiano come concetto, mi sovviene alla mente una frase che un vecchio DC mi disse qualche annetto fa: “Vedi caro Pivanti, io non ti lascio il mio ruolo, devi dimostrarti capace di prenderlo: solo allora io mi farò da parte”. Ecco, riassunto forse in modo grossolano, ma rende bene l’idea. La rotazione si trova a cozzare con un concetto più noto, martellante e a volte più digeribile, ossia la rottamazione (cari compagni di viaggio politico, sono solo spremiture del mio cervello e nulla più). Adesso! Matteo Renzi per le primarie del Partito Democratico

Rottamazione, dove il nuovo ha la forza politica di prendere piede, spesso con la pretesa di essere migliore di chi è venuto prima. Diciamo che la rotazione viene da entrambe le classi dirigenti, vecchia e nuova, mentre la rottamazione è solamente unilaterale, un impeto del nuovo. A logica, chi compie la rottamazione dovrebbe successivamente applicare la rotazione con chi verrà dopo di lui, e la rottamazione è necessaria quando non si ha questo rapporto tra le due classi dirigenti.

Quello che secondo me deve essere la base di tutto è la garanzia di rotazione, per evitare che ci siano strappi non sempre positivi. E le strutture che devono garantire nell’ambito politico la rotazione sono i partiti, ovvio quelli veri, e nessun’altro. Perchè solo la struttura può rendere fisiologica la rotazione.

Già, un partito…ma che tipo di partito? Domanda complessa, voglio provare in questo caso a dare una definizione quasi matematico-scientifica.

I partiti in senso lato, diciamo come quelli che abbiamo visto fino agli anni ’90 e primi anni 2000, potevano essere definiti dei veri e propri soggetti politici, che vivevano e si presentavano all’esterno come un unico essere. Non è detto che al suo interno non coesistano ruoli, funzioni e visioni diverse (per capirci, il fegato non fa il cervello…anche se spesso capita di peggio), ma la voce all’esterno è solo una. E’ un’entità quasi Hegeliana, dove l’individuo viene “assorbito” nel soggetto e si “annulla” dentro di esso (ovvio sto estremizzando). Questo concetto porta/portava comunque ad una certa staticità del soggetto nel suo agire sotto molti punti di vista.

Il rischio oggi di molte realtà politiche è quello di diventare degli spazi politici. Definizione matematica: dicesi spazio un insieme infinito di punti (non accetto commenti che mi citano le geometrie non euclidee). Un punto quindi è un’entità che concorre nella formazione dello spazio. Ciascun individuo (qui sta l’analogia con il punto matematico) porta sè stesso, il suo bagaglio di idee ed esperienza. Con il rischio però che l’insieme di punti non sia più identificabile, non sia più riconoscibile come tale, ma resti solamente un insieme di individui e nulla più.

Invece un partito dal mio punto di vista deve evolversi (o regredire se siamo secondo alcuni nella fase degli spazi politici) da soggetto politico a luogo politico. Ancora una definizioncina: dicesi luogo geometrico un insieme di punti che godono di una stessa proprietà. Ed è tutto qui: in un luogo politico il punto/individuo resta tale, non viene “fagocitato” come nel soggetto, ma nemmeno disperso come nello spazio, poichè esistono delle “proprietà” comuni a tutti gli individui del luogo, e queste proprietà sono i valori sui quali si basa l’agire politico del luogo stesso, siano essi quelli della socialdemocrazia o del cattolicesimo sociale (ma guardate che caso, ho citato quelli su cui si basa il PD 🙂 :P, sono temi che meriterebbero interi post, ma ho reso bene l’idea).

Ancora più alla base di tutto però c’è un concetto, ossia quello della libertà, e non mi riferisco semplicemente alla libertà in senso lato ma al poter agire liberamente all’interno del luogo, senza lacci e lacciuoli ai quali spesso nella nostra vita ci troviamo legati. Solo la libertà in politica permette la realizzazione di quel vero processo di confronto e rotazione che ho citato prima. Ognuno deve fare prima di tutto i conti con sè stesso e chiedersi se è veramente libero, perchè solo così si può dare forma alle proprie idee, poichè le idee restano (iperuranio platonico quasi), ma le persone che le portano avanti ogni tanto è giusto che cambino…

Buona notte