Il senso della misura

Spesso, si sa, è l’eccesso che fa notizia. Una frase pacata, dotata di senso, non fa lo stesso rumore di una c*****a urlata ai quattro venti. E voi direte “bravo Pivanti hai scoperto l’acqua calda”.

Già, valeva la pena buttare tempo per fare un post? Sì, repetita iuvant per chi ha già ascoltato (e non sentito, c’è una bella differenza) e per chi non ha ascoltato può fare bene leggere qualcosa di nuovo.

Salvini e Giarrusso con gli ultimi loro comportamenti presumibilmente hanno toccato il fondo (anche se l'”esperienza” mi dice che il fondo non si tocca mai veramente), ma l’elenco di comportamenti simili trovano casa indistintamente un po’ in tutti gli schieramenti.

Perchè si arriva a tanto? E soprattutto perchè un tale modello di politica (anche se tutto ciò nulla ha a che fare con quel termine così alto) trova sempre più terreno fertile?

UNA BREVE ANALISI

Partirò da una piccola analisi storica del nostro paese: è gusto nostro, fin dal tempo dei romani, fare del governante oggetto di scherno e dileggio, e soprattutto pensarne sempre male, darne un’immagine negativa. Che il più delle volte coincide con un’immagine non vera (anche se alcuni ce la mettono tutta per farla coincidere, e a farne le spese sono i politici stessi e la società tutta).

Detto questo, c’è un passo ulteriore da fare: agire politicamente significa porre delle risposte alle domande. Porre delle risposte non porre delle domande: le domande vengono poste dalla società, la politica prova a porre delle risposte a queste domande. Queste risposte poi vengono inserite in un confronto dialettico, che può anche essere aspro e con toni accesi, ma l’etica impone di usare toni consoni.

Una delle tecniche più usate per “vincere” i confronti è quella del dileggio dell’avversario, minando la sua credibilità usando accuse personali. Quest’ultima frase parrebbe quindi giustificare il comportamento dei signori citato sopra (e di alcuni loro degni compari), invece non è così, tutt’altro.

La normalità presuppone che il tutto venga risolto nel normale confronto politico che ha regole e processi ben definiti, senza dover arrivare al dileggio. In questo caso invece lo scherno (eccessivo) vengono usati come unico strumento, facendo coincidere l’insulto con il normale confronto. Non c’è quindi una proposta, ma solo l’insulto, andando oltre i toni del rispetto che non dovrebbero mancare. E si confonde l’insulto stesso con il confronto politico.

PESSIMI MODELLI

E qui, dopo aver risposto alla prima domanda (Perchè si arriva a tanto?), ora proverò a dare risposta alla seconda domanda.

Nel caso di Salvini l’insulto è scientifico, mirato e nasconde un ragionamento al limite del macabro: creare un clima negativo sul quale costruire consenso senza avere una reale proposta. Da molti punti di vista può ricordare Trump, anche se nel caso del tycoon il messaggio c’è ed è chiaro e ben definito (Make America Great Again) al quale non segue un confronto ma semplicemente l’insulto (le donne, gli immigrati etc. etc.). In questo caso il messaggio è l’insulto stesso. Mentre per il leghista il tutto è fumoso, caciarone, da spettacolo da campi di calcio di terza categoria. C’è un insulto, ma non c’è la proposta a differenza di quanto accade oltreoceano.

Giarrusso invece è una questione molto più complessa: quando la politica non pone risposte, o quando la società non è in grado di recepirle e rielaborarle, cosa che purtroppo da noi accade troppo frequentemente a causa della nostra peculiarità storica citata prima, è la società stessa che cerca di organizzarsi e darsi da sola le risposte. Se lo fa in modo conscio il tutto si inserisce nel normale processo di rinnovamento delle classi dirigenti, mentre se lo fa in modo scomposto (come un fallo in una partita di terza categoria tanto per utilizzare il paragone calcistico) nascono i MoVimenti 5 Stelle e i Giarrusso (con queste affermazioni lo so già mi tirerò addosso ire di troll). Sia chiaro, non sto criticando il disagio dell’elettorato nei confronti di una politica che a volte fatica a porre queste risposte, ma ad un meccanismo più ampio che riguarda quanto la politica sia in grado di rappresentare le risposte della società (discorso che meriterebbe ore e ore di scrittura).

Ed è qui che il sistema si inceppa. Chi insulta non è messo ai margini, ma addirittura assurge a modello, ad esempio da seguire, senza che lo stesso nemmeno si renda conto di avere perso il senso della misura (emblematica la precisazione “andare a fare il bagno dotato di adeguata mazzara” come se fosse niente no, anzi colpa del giornalista non di chi insulta). E naturalmente chi insulta di più diventa il migliore, anzi sono gli altri i cattivi, che meritano di essere insultati.

Dobbiamo recuperare il senso della misura, di quello che diciamo e quello che facciamo. Magari può sembrare una frase un po’ buonista e anche “democristiana”, ma il punto è: siamo sicuri di capire le domande che ci pone la società? E la società è in grado di capire le risposte? Finisco qui perchè la sindrome da tunnel carpale è imminente.