D’altronde anche l’afa e l’estate finiscono prima o poi. E dopo l’afa bisogna pensare a come prendere fiato.
Da diverso tempo non buttavo già quattro righe d’inchiostro, un po’ per casini personali un po’ perchè ora è davvero il momento di dare un po’ più di struttura a quelle che prima erano solamente sensazioni, vibrazioni per dare nuova linfa ad una cultura politica che, nonostante questi periodi, non è ancora morta.
Ogni riferimento a “Si Fa” non è puramente casuale, anzi è proprio voluto. E questo voglio che sia un primo pezzettino tutto personale.
Inutile partire dalla premessa che ho ripetuto fino alla nausea in articoli precedenti: società atomica, fatta di singoli, non più connessi tra loro. E da questo presupposto bisogna ricostruire. E ricostruire su una base personalistica.
Personalismo. Parola invisa alla sinistra, ma purtroppo unico modo per uscire da questo impasse.
Provo a spiegarla meglio, perchè non voglio tirarmi addosso ire e rabbie generali.
Partiamo da un’individuo. Un individuo, una persona un singolo sicuramente ha molti limiti, ma anche tanti punti di forza definiti dalle proprie competenze. Dalla persona insomma.
Ciascuno di noi ha cose nelle quali è più capace, più forte, più esperto. Bene, queste davvero possono fare la differenza. Perchè proprio il mettersi al lavoro su queste capacità è il modo per far sentire quella persona valorizzata, ma soprattutto per dargli davvero l’unica opportunità di incidere in un processo democratico e decisionale vero.
E da queste competenze poi il singolo viene portato dentro un qualcosa di strutturato, dentro il Partito, Circolo, Sezione, Giovanile, chiamatelo come volete. Proprio per renderlo partecipe ad un processo più grande di lui dove può fare la differenza.
Questo è il vero step che può dare una linfa nuova al Partito Democratico, a dare contemporaneamente nuovo valore ai singoli e forza alla sua struttura.
Però potrebbe sorgere spontanea una domanda: “Ma se contano solo le competenze, allora cosa differenzia un partito o movimento da un altro?”. Eh già, il rischio di diventare uno spazio politico nel quale conta solo la competenza ma nulla accomuna i singoli “punti” è dietro l’angolo. Ma quello che deve portare veramente a prendere parte a quel processo è proprio il sostrato di valori che devono accomunare i singoli.
Quasi una struttura circolare, fatta da competenze e valori che concorrono alla partecipazione, che a loro volta amplificano le competenze e fortificano e fanno evolvere i valori.
Resta da capire ora, nella fase due, come superare la struttura pensata per una società differente e renderla davvero adatta al lavoro sulle e per le competenze di ciascuno ad ogni livello (e superare pure un po’ quel senso di filiera che ogni tanto dà forza ma a volte ingabbia).
Sotto l’ombrellone (o “sotto l’afa”) sono arrivato a sintetizzare queste quattro righe in croce, che poi dite “ma non avevi niente di meglio da fare?”…sì anche, però intanto avevo anche il piacere di sporcare qualche pixel e dire qualcosa di diverso rispetto al pessimo show di questo agosto politico.
Sempre più convinto comunque che “ne vedremo delle belle”, ma che se non facciamo risorgere la Politica dalle sue ceneri, forse queste “belle” potrebbero diventare incubi.
Buona insonnia estiva!!!