Me lo ricordo molto bene, il giorno 11 settembre 2001.
Era il mio primo giorno di prima media, 3 ore, la prima di matematica, la seconda di inglese e la terza di italiano. Eravamo tornati da meno di una settimana dal primissimo viaggio a Cuba.
Ancora un’aria di vacanze tutto sommato. Ero all’inizio della fase pesantemente nerd, quindi quel pomeriggio ero al PC (il mio primissimo PC), stavo giocando con il mio storico amato FIFA 99 (l’Inter di quel gioco me la ricorderò per sempre).
Ma mia madre venne su di corsa dal piano di sotto dove stavano lavorando a dare quella notizia a me e a mia nonna.
“È successo il finimondo in America!!”
“Non sarà mica successo qualcosa al Massi??” rispose mia nonna. In quei giorni mio cugino era in viaggio proprio negli stati uniti, e sapevamo avrebbe potuto essere proprio a New York.
“No no, alla fine non è andato lì è da un’altra parte”.
Ma è stata una delle poche volte nelle quali mia nonna, veneta doc, ha rinunciato a vedere la sua telenovela preferita per guardare il telegiornale.
E per tutto il giorno scorrevano le immagini in TV di quello che era successo negli Stati Uniti.
Mio padre due giorni dopo doveva incontrare una persona a Malpensa per consegnarle degli oggetti da portare a Cuba. Per la prima volta ha detto di aver avuto paura di stare in un aeroporto con più poliziotti che viaggiatori.
E intanto io scoprivo il significato di “paure” e parole che sarebbero rimaste nel mondo per anni e anni. Al-Quaeda, Talebani…e via discorrendo.
Ma non è finito questo racconto. Due giorni prima dell’11 settembre i miei genitori avevano avuto un importante incontro di lavoro. Erano riusciti ad organizzare delle fiere nei paesi arabi nelle quali esporre i propri prodotti. Una bella occasione. Ma due giorni dopo l’11 settembre ricevono una telefonata: “Purtroppo sono saltate queste fiere…con quello che è successo in America, nessuno se la sente di investire lì”. E nel nostro piccolo quell’evento ci aveva cambiato un pezzettino di vita. Magari insignificante, non possiamo saperlo molti anni dopo.
Tutto era cambiato, e in quei giorni non ce ne rendevamo conto…