Ready Facebook One – perché non scommetterei molto sul Metaverso

Il verso al film di Spielberg è voluto, eccome, perché i nerd di vecchia data come me non possono non aver pensato a quel gioiellino del 2016. Eh già, perché ci sono tanti di quei parallelismi da far venire capogiri a tutti quanti, ma non solo con il film.

Andiamo con ordine. È notizia di qualche giorno fa che The Facebook Company ha cambiato il suo nome in Meta Inc., seguita dallo slogan “A Social Technology Company”. Ebbene, Mark Zuckerberg sta provando ad andare oltre ai Social Network, oltre ai messaggini e alle foto per creare un vero e proprio cosmo, un vero e proprio universo dove si potrà vivere, lavorare, guadagnare, “costruire” relazioni esattamente come in un mondo reale.

Sono molto scettico. O meglio, sicuramente non voglio mettermi al di sopra di una delle compagnie più grandi del pianeta come capacità di analisi, ma sicuramente qualcosina per esperienze varie e conoscenze del mondo informatico penso di poterla dire.

Non vado a scomodare mostri sacri come “Matrix” o “Ghost in the shell”, ma quello dell’universo parallelo digitale è un topos della cultura del XXI secolo. E ci sono già stati moltissimi tentativi di creare un qualcosa di simile.

Nel 1999 la visionaria Maxis Games creò il primo The Sims, il videogioco che simulava la vita. Creavi il tuo omino (Sim), che aveva dei bisogni e delle necessità da soddisfare che andavano dall’interazione con altri Sim, al sonno, al bisogno di cibo, ma anche aveva la possibilità di aumentare le proprie abilità e conoscenze che lo portavano ad avere più o meno successo o sviluppare un proprio carattere peculiare. Con le edizioni successive del gioco poi le intelligenze artificiali dei Sims hanno continuato ad aumentare. Ma siamo ancora nel piano del gioco.

Nel 2004 poi è uscito Second Life…e sappiamo com’è andata. In quegli anni questo gioco era stato presentato in pompa magna come un vero e proprio universo di server e utenti che interagivano tra loro, “vivevano” tra loro, e chiunque avesse avuto un minimo di abilità grafiche o informatiche poteva introdurre migliorie o novità al mondo di Second Life. Una seconda vita. Ci sono stati cantanti che hanno realizzato video musicali in Second Life, politici che hanno tenuto conferenze, operai di aziende che hanno scioperato su Second Life. Addirittura esisteva la valuta di gioco, i Linden Dollars, che avevano un cambio reale con il Dollaro americano. Ma anche lì, tutto è stato visto come un gioco e niente più. Oggi Second Life è un relitto che conta a fatica meno di un milione di utenti e che solo qualche smanettone usa.

Possiamo mettere in questa sfilata di Universi Paralleli anche Minecraft, che attraverso “cubotti” poligonali consente costruire interi mondi, o Earth2.io, dove puoi comprare per denaro sonante delle porzioni virtualizzate del nostro pianeta (non mi è chiara la motivazione, ma ho amici che per una qualche ragione che mi sfugge han comprato delle porzioni).

Cosa rende Meta, invece, diverso? Beh, prima di tutto la sua origine e quello che già possiede. Meta nasce da Facebook, e non pensiamo solamente al Re dei Social Network che già possiede miriadi di dati. Facebook è già proprietaria Instagram, e quindi immagini, colori, luoghi etc. etc., ma anche Messenger e Whatsapp, quindi di numeri di telefono e possibilità di interconnessione tra utenti. E tra utenti e numeri di telefono e quindi da un certo punto di vista qui risiede la connessione tra virtuale e reale. Tra un server che può contattarci “al di fuori” del mondo informatico.

C’è un ultimo tassello che renderà possibile Meta per il signor Zuckerberg. Facebook possiede anche Oculus, azienda leader nella produzione di visori di gioco per la realtà virtuale e aumentata.

Ebbene, mettete insieme tutti questi pezzi e salta fuori Meta, un Universo che rischia sul serio di diventare come quello descritto da Ready Player One. Aggiungendo ovviamente moltissime altre tecnologie che in un qualche modo cercheranno di adeguarsi a Meta e al Metaverso. Qui non stiamo più parlando di un semplice “gioco”, ma delle nostre vite che sono già in “mano” a Facebook.

Ma cosa mi rende scettico? Semplice, il mondo di oggi e la realtà. Siamo ancora in un pianeta dove 3,6 miliardi di persone non hanno accesso alla rete e quindi di conseguenza all’informazione, e comunque chi ha l’accesso ad una connessione non è detto che sia adeguata per reggere quella mole di dati (leggasi digital divide…ricordiamoci che abbiamo subito dei crash di rete durante il primo lockdown anche qui in Italia). E soprattutto, nei paesi dove la connessione consentirebbe di utilizzare il Metaverso, la popolazione ha un’elevata età e non è in grado già oggi di usare in modo adeguato e consapevole i social network, semplicemente perché li sentono fuori dal proprio mondo. O peggio, arrivano ad usarli in modo distorto.

E se il film di Spielberg parte da un mondo reale dove ci sono state le “rivolte per la larghezza di banda” (leggete sopra) e nemmeno vale più la pena di provare a cambiare la realtà, la conclusione di Ready Player One invece è esattamente l’opposto di come è iniziato: Oasis viene chiuso gradualmente, perché in fondo la realtà forse forse è meglio (e ve lo dice una persona che grazie ai social network vive e lavora).

Scetticismo e curiosità. Ma sicuramente il Metaverso lo proverò.