Giovani Democratici, tocca a voi. Ora più che mai…

Dedicato a i Giovani Democratici. I “miei” Giovani Democratici. Miei perchè in questi anni sono stati fratelli, sorelle, compagni per me. Miei, perchè con tutti ho condiviso un pezzo di strada, un pezzo di percorso, pezzi di vita, pezzi di idee, pezzi di sogni.
Ma non solo loro, dedicato anche a tutti coloro che nella nostra storia possono rivedere un pezzetto della loro.

Una storia che è sopravvissuta a momenti di carica assoluta così come a momenti degni della peggior seconda repubblica.
E ora stiamo vivendo una delle situazioni peggiori, nelle quali ci sentiamo sull’orlo di un burrone, sappiamo che il nostro dovere è saltare, ma saltando possiamo o cascarci dentro oppure arrivare dall’altra parte.

Ora più che mai, c’è bisogno di voi, di noi. E non è la nostra generazione (solamente) a chiedercelo.

Oramai sono un giovane con qualche capello bianco (oppure un vecchio che non si rassegna a comparire giovane…ma è tutto un riferimento a qualche esperienza) e ho dato il mio primo volantino politico a 14 anni e altrettanti ne sono passati. Posso permettermi di essere un po’ ruvido. Diamo il meglio di noi quando scegliamo di non confinarci nella nostra generazione, e del fatto di essere giovani.

Non limitiamoci ai temi e ai termini della nostra età, che sicuramente invogliano di più i nostri coetanei alla discussione, ma anche temi che trascendono la nostra età.

Siamo giovani nelle modalità e nelle idee nuove, non giovani “perchè giovani” e parlano “solo ai giovani”. Rompiamo quel recinto. È verissimo che la nostra generazione è quella dimenticata, quella della quale nessuno se ne è occupato. Ed è giunta l’ora che noi prendiamo coscienza di noi stessi e di tutto quello che ci circonda.
Capire che i giovani “non esistono” è la prima cosa, come dicevo in un mio post di qualche tempo fa. Ma anche cacciarci nella zucca che oramai fare politica è un “lusso”, lusso concesso ad una piccola elite come la nostra, che ha gli strumenti intellettuali per farla. Ma fuori dalla nostra “elitina” c’è un mondo che ignoriamo, che volutamente abbiamo scelto di non vedere.

Ricostruire quella “cinghia di trasmissione” è il nostro compito. Non possiamo più attendere, il momento è ORA. Oppure mai più a noi la scelta.

Ma spesso scegliamo il recinto. E nel recinto ci dividiamo in piccole posizioni di potere. Questo è meglio di quello, quello è meglio di questo. E risultiamo ridicoli, anzi, spesso ci odiamo tra noi, facendo sentire noi stessi fuori posto in quelle che dovrebbero essere le nostre case.
O, ancora peggio, quando qualcuno di nuovo arriva, lo si guarda con sospetto…perchè tendiamo a confondere il gruppo con un “gruppo di amici”. No, siamo un gruppo di persone unite dalla politica, non un gruppo di amici. E frequentandosi, è normale che nascano amicizie, amori, intrecci…ma la politica è la base, non tutto il resto.
Ogni volta che qualcuno di nuovo arriva perchè vede in noi un riferimento o un esempio, e magari tendiamo ad escluderlo per qualche aprioristica ragione, chiediamoci sempre “e se qualcuno si fosse comportato così con me?”.

I difetti dei nostri padri li abbiamo presi tutti, purtroppo. E quando si parla di padri non userei mai il termine “nobili” (che tanto caro è al nostro partito). I padri, come i miti, sono uomini, persone che prima o poi deludono, in quanto non “divini”.

Abbiamo l’occasione più grande, nell’ora più buia possiamo essere quelli che faranno la differenza e creeranno davvero il Partito Democratico. In campagna elettorale così come dopo queste elezioni. A noi la scelta.