Le Cronache del Lingotto – #daytwo : Contatto!

È cominciata presto con un gran mal di testa questa seconda giornata al Lingotto. Un po’ per il poco sonno, un po’ per la fatica accumulata da una settimana. Sta di fatto che il carburare mattutino è stato più lungo del previsto.

Ma dopo un caffè (doppio) si parte. Destinazione #daytwo del Lingotto. Questa volta il protagonista non è stato paradossalmente Renzi, grande regista dell’evento, ma la sua mozione, e ancora di più il Partito. Il che ha una sua logica, dopo l’intervento e la giornata di ieri.

Prima di tutto è cambiato il pubblico e si è abbassata l’età anagrafica, cosa non secondaria dopo la prima giornata. Anche se il target comunque è rimasto quello di persone già dentro alla vita del Partito. E questo distrugge parte della narrazione di chi vuole far credere che il Partito sia altrove. Il Partito c’è e si sente. Questa è una differenza fondamentale rispetto al Congresso 2013. All’epoca era presente la necessità attraverso i comitati di creare una struttura che potesse “governare” (anche se non mi piace questo termine ma rende l’idea) la mozione, le proposte e creare Partito, ossia i “Comitati Renzi” (reduci in parte da quelli delle primarie 2012, e a volte germogliati come funghi e non tutti edibili). Ora questa necessità appunto non c’è più, perchè c’è il Partito, e una proposta che viene dall’interno di esso.

I tavoli sono andati avanti, e quanto emergerà dei tavoli lo vedremo presto svilupparsi nella mozione (e nel tempo). Ma non mi dilungherò su un tema in particolare, visto che ho provato a spizzicare un po’ da tutti. In fin dei conti la discussione un po’ a microfoni aperti ha tolto un alibi a chiunque, soprattutto sul non essere ascoltati. Tutti hanno avuto la possibilità di dire la propria su qualunque tema (di propria competenza o meno). E questo è un qualcosa di diverso rispetto a chi presenta una proposta politica di tipo “monolitico”.

Ma oggi è stata una giornata di incontro, tra persone singole, tra amici e compagni che non si incontravano da tempo, tra gruppi. Questo fare rete internamente a sé ma soprattutto fuori ha riproposto quella che era un’organizzazione a maglia appunto, dove ciascun individuo o soggetto è snodo di idee, proposte e politiche. E questo non significa fare a gara a chi conosce più persone (si possono conoscere tante persone restando degli inutili idioti), ma diventa un modo per costruire qualcosa che poi resta nel proprio capitale e bagaglio culturale e politico. Anche con qualcuno con il quale si è in disaccordo. E purtroppo troppo spesso siamo stati organizzazioni a megafono, che amplificava politiche. Ciò non è sbagliato, anzi rientra nella narrazione del proprio agire politico, ma non deve passare in secondo piano rispetto all’opera di costruzione.

Alla fine la giornata si è conclusa con me che quasi mi addormento sul piatto (e rifiuto una quantità di dolci che in condizioni normali avrei divorato), e un’amica che con marcato accento umbro mi dice “Edo, ma stasera sei stato zitto zitto, sei di solito così chiacchieroso…” (citazione non letterale).

E ora sono qui in attesa di addormentarmi, pronto per il #daythree (e sono sempre curioso di sapere cosa sia questo “Bob”).