“Por el camino del sitio mio…”

Li ho scoperti e accolti “nel sitio mio” nel 2001, a soli 11 anni. E mi hanno accompagnato a fasi alterne per lunghi tratti della mia vita. E sabato, quando hanno chiuso il loro ultimo concerto, una piccola parte di me è finita in soffitta.

Erano una piccola favola che avevo imparato a leggere tra le righe.

Sto parlando dei “Buena Vista Social Club”, che con i concerti del 14 e 15 maggio hanno concluso il loro “Adios tour”. Proprio nel teatro “Karl Marx” de La Habana, un po’ a segnare quasi un “dove tutto è cominciato”.

Proverò a dare una mia lettura della loro storia poichè, non erano solo “Chan Chan”. Quello che ha fatto la differenza nella loro favola a lieto fine sono state le storie, non le canzoni. Eliades Ochoa che ricorda i momenti nei quali chiedeva l’elemosina nei quartieri degradati di Santiago de Cuba, Ruben Gonzalez che mostra le foto di Arsenio Rodriguez negli anni 20 e Compay Segundo che a 90 e rotti anni spera nel sesto figlio. E Ibrahim Ferrer riscoperto da Ry Cooder, Omara Portuondo che passeggia per Cayo Hueso…potrei continuare fino a domani…

Tutte queste storie dipingono un quadro a tinte forti della Cuba dal ’59 al “Periodo Especial”, una storia fatta di dimenticanza, fasto decadente e voglia di riscatto nel mondo. Il film-documentario di Wim Wenders “Buena Vista Social Club”, nel quale vengono raccontate le storie di tutti i componenti della band, riesce a descrivere nel miglior modo possibile tutto questo tanto da diventare una piccola perla del cinema, che insieme al film “7 dias en La Habana” è uno di quei film da vedere se si vuole avere una visione completa dell’isola e del suo mondo.

E forse non è un caso che i “Buena Vista” si siano ritirati proprio ora, all’alba di un nuovo inizio per l’isola…

Vi lascio non con “Chan Chan” ma con la canzone “Macusa”, inedito che è stato riproposto l’anno scorso nell’album “Lost and Found”.