Quello che conta sarà il Primo Maggio

Avviso ai naviganti: se dovete spararvi addosso frasi al veleno, vi chiedo di non farlo sotto questo post ma sulle vostre bacheche. Se c’è una cosa che odio è il tifo portato in politica, e l’ho detto apertis verbis alla scorsa Assemblea Provinciale del Partito.

La politica e la militanza non sono tifo acritico, ma costruzione di politiche, di proposte che deve essere fatta giorno per giorno (e possibilmente tutti i giorni, compatibilmente con le umane cose). Se bisogna diventare tifosi meglio farsi un abbonamento per San Siro piuttosto che una tessera di partito. Vi assicuro che ad alcuni soggetti darebbe più soddisfazioni.

Ovviamente è partito di tutto quando è stato annunciato il congresso: corse al posizionamento, andirivieni vari etc. etc., diciamo che il mazzo si è rimescolato, ma non credo sia la cosa fondamentale, almeno per me.

Soprattutto perché come detto sopra, vivo la politica giorno per giorno, come impegno quotidiano. Non come appuntamento spot ogni tanto (le mie occhiaie ringraziano).

E quello che voglio è vedere un Partito che sia in grado di costruire politiche dal suo interno, portarle all’esterno, ricevere stimoli e fare crescere queste proposte. In pratica un partito che sia in grado di costruire proposte di Governo ed essere un riferimento politico non solo per la propria comunità.

È chiaro che questa “costruzione” non può essere casuale, ma deve stare nell’alveo dei valori di quello che è un partito di centro-sinistra moderno, non legato ad una società “di classe” che oramai si è evoluta in qualcosa di nuovo e che non abbiamo mai affrontato (non prendetela come un’analisi sociologica che non voglio fare e non ho gli strumenti, leggetela così: se Trump e la Le Pen sono così forti è perchè forse qualcosa nella società è cambiato). Ricordiamoci che il PD non fa parte dei Popolari (anche se a qualcuno piacerebbe tanto) ma del PSE, e questo significherà pur qualcosa, non solo per la pagina Socialisti Gaudenti (ai quali va la mia stima in quanto avversari e io “capocorrente” degli Astemi Democratici).

Il Partito Democratico è riuscito in questi anni di governo ad apportare tante modifiche, magari non strutturali (purtroppo la grande riforma strutturale non è riuscita a trovare il consenso sperato) che però hanno cambiato aspetti non secondari della vita delle persone, e per questo credo che Matteo Renzi resti la persona più idonea a guidare il Partito Democratico.

È chiaro, non è un giudizio acritico (caratterialmente nessuno è perfetto, lui meno di tutti…ma nemmeno io scherzo) ma basato su una riflessione che parte da lontano.
Ritengo sia sbagliato improntare mozioni totalmente interne al partito, ma vadano costruite con la propria base che dialoga con il paese (leggasi “legge la società”).

Tutto non è stato perfetto, ci mancherebbe, altrimenti staremmo qui a raccontarci altro. Conta anche il come si parla al paese, non si può costruire uno storytelling che non guarda alla realtà del paese, non può essere un racconto solamente positivo, ma di rilancio. E in questo dialogo devono esserci proposte chiare su lavoro, immigrazione, ambiente, politiche industriali…e chi più ne ha più ne metta.

Tanti Compagni hanno fatto altre scelte in questo Congresso, e a loro dico che sono contento abbiano una visione anche diversa, “It’s democracy baby”, e se fossimo tutti uguali nel PD non esisterebbe il PD (remember, vocazione maggioritaria e pluralista). Ma questo mai diminuirà la stima che ho per loro, e con loro continuerò il mio viaggio. Perchè del nostro popolo, quello che lavora alle feste dell’Unità, quello che amministra comuni, quello che costruisce politiche, non dovremo mai avere paura e vergognarci.

E questo è lo spirito con il quale sarò presente nel week-end a Torino.

Perchè il 30 aprile ci saranno le primarie, ma il Primo maggio l’Italia e un paese con cui confrontarci saranno lì ad aspettarci.