Te lo ricordi qualche anno fa quando eravamo…

Ragazzi, è bellissima. Stupenda. Non ci sono altre parole.

L’ho già detto più volte parlando di Zerocalcare, ma lo ribadisco ancora una volta: le sue opere sono un inno alla nostra generazione, quella che va dai 30 ai 40 anni (escludo chi ha dai 25 ai 30 anni e non uso i termini -ennials perché secondo me siamo talmente complessi da non essere raggruppabili in una sola parola), in pratica i più giovani Xennial e i più vecchi Millennials (gne gne così siete contenti). Quelli che erano i più giovani al G8 di Genova ed erano un po’ grandini per guardare la Melevisione l’11 settembre 2001.

Con la crescita, le paure, i cambiamenti del mondo che ci circonda e le abitudini che credevamo immutabili a 17 anni che oggi invece sono finite nel dimenticatoio (MSN ragazzi, MSN!). E una vita che immaginavamo sicura invece si è rivelata piena di curve, di insicurezze, con un futuro da costruire che non sappiamo se mai arriverà. Un futuro che non si “strappa lungo i bordi”.

In questa serie di Zerocalcare la poetica dell’autore ha raggiunto un livello superiore, oserei dire “per tutti” ma soprattutto per chi quegli episodi, in salse diverse, li ha vissuti o li vive tutti i giorni e conversa con la propria coscienza.

Magari la mia non ha la forma di un armadillo, però vi assicuro che è altrettanto petulante. Ho pure coniato la parola “Sindrome di Daniele de Rossi” per indicare gli eterni Capitan Futuro di un futuro che non arriva mai, fate un po’ voi.

Unica pecca della serie, la tematica della ***ALLERTA SPOILER*** morte e del suicidio è un qualcosa di “già visto” nelle opere di Zero, ma è bello vedere come viene affrontata in maniera diversa con il maturare dell’autore e dei personaggi. Tranne Secco, lui è sempre uguale. Beato lui, lo invidio un po’.

Con la rassegnazione, un po’ tipicamente romana, del “È andata così”, come se effettivamente non ci sia un modo vero di far andare le cose, perché non tutto è semplice come “strappare lungo i bordi”.

“Strappare lungo i bordi”. Voto diesci.

E vi saluto con un piccolo estratto della canzone di Giancane “Strappati lungo i bordi”, sigla della serie.

“Te lo ricordi qualche anno fa
quant’eravamo soli,
sempre rinchiusi dentro a un garage 
e tutto il mondo fuori.
Ma adesso che è cambiato tutto
cambi tu e la tua città,
ma adesso che è cambiato tutto 
anche la musica.”