Saturno, che fine han fatto i tuoi figli?

Le riflessioni vere vanno sempre fatte qualche giorno dopo, quando si è più calmi e si sono sbolliti i nervosismi. Farle il giorno stesso porta a litigi con amici, scazzi e mal di testa. Ora invece si ragiona con più calma. Questo referendum in ogni caso verrà ricordato negli annali di storia.

E non a caso ho scelto di usare il quadro di Goya che ritrae il titano Saturno, perchè ancora una volta la sinistra italiana, nel suo modo di agire scomposto, è riuscita a divorare parte del suo figlio prediletto, ossia il PD.

Andiamo con ordine.

Ho iniziato a capire quale sarebbe stato l’esito del referendum quando avevamo superato il 50% dell’affluenza ai seggi: lì in quel momento il sistema è andato in corto, da referendum su una tematica specifica il voto è diventato un voto politico pro o contro non la riforma ma contro chi proponeva la riforma. Se sulle schede ci fosse stato scritto “Vi piace questo governo?” l’esito sarebbe stato lo stesso. Identico. Non ha senso dire che tutto o quasi il no è stato nel merito del quesito, non è mai così, bastava fare due domande agli elettori per capirlo.

Qui un po’ risiede anche il peccato originale di chi come me si è speso convintamente a favore del sì e ha perso: pur non avendo nulla da rammaricarci abbiamo affrontato una campagna politica con un’impostazione da campagna referendaria, e qui non c’è stata partita con chi ha capito ciò. Non a caso abbiamo perso anche per questo.

Tornando alla domanda precedente, è chiaro che a farne le spese è stato il governo, molto coerentemente anche (ho apprezzato le dimissioni di Renzi che si è dimostrato comunque un premier una spanna sopra tutti). Il problema risiede nel no. Sinceramente nel no ho visto di tutto, e ciò equivale a nulla. Tolto chi ha votato no nel merito della riforma (e che rispetto profondamente), nel no ho sentito: chi era contro Renzi, chi contro la Boschi, chi contro le banche, chi voleva il proporzionale, chi contro gli immigrati. Davvero di tutto (anche nel sì in percentuale forse minore ma ho trovato invasati del governo, questo va detto per onestà intellettuale).

La conseguenza del no è stata grave, dal mio punto di vista ha distrutto quel livello di interlocuzione e concertazione che era sopravvissuta nel nostro paese, eliminando definitivamente quello che per ora era l’unico interlocutore credibile, andando anche oltre ai toni forti usati dalle parti. Ed è demagogico dire a quelli del no “ora la palla è vostra”, perchè loro semplicemente hanno giocato a “steccare” tutti sul campo per restare da soli, e se sei da solo la partita la perdi a tavolino (non so se è chiara la metafora).

Ora che succederà? La risposta è semplice: non lo so. Posso dire quello che secondo me dovrebbe succedere dentro il PD. Non si può fare finta che non sia successo nulla. Chi ha sostenuto il sì, e ancor di più le persone più vicine a Renzi, non possono continuare a pensare di sostenere una linea politica identica, indubbiamente servirà una correzione, quando fai “all-in” e perdi devi prenderne atto. Chi invece ha sostenuto apertamente il no (e non dico chi ha fatto le sue valutazioni personali legittime votando no) non verrà messo alla porta dal PD, ma si è messo da solo alla porta. Non si può pretendere di fare politica per rendita di posizioni minoritarie e sparare sul governo per garantire le stesse, se vuoi essere incisivo devi avere mentalità di governo. Ad ogni modo, critico anche chi ha votato sì senza muovere un dito, sempre per posizionamento personale: ci si può salvare in corner, ma alla lunga non paga mai. Il dialogo va cercato con chi ha sostenuto una riforma e conseguentemente un certo tipo di programma e anche con chi magari ha sostenuto il governo ma ha mal digerito questo referendum (e ce ne sono sia tra i no che i sì).

In ogni caso la chiudo così: stavolta preferisco stare dalla parte di Giove, Saturno spero che presto o tardi faccia una bella indigestione.

Buona Notte,
Edoardo