Quando il territorio urla ma nessuno sente

La politica locale entra poco in queste mie riflessioni, non per cattiveria o altro. E il 90% dei post che scrivo generalmente si aprono con formule tipo questa, è il mio stile perdonatemi. Credo molto nell’ascolto, nel confronto e nella sintesi per portare avanti azione politiche di qualunque tipo, e quindi se ci arrivo io che sono l’ultima ruota del carro, perchè una persona come il governatore della Lombardia Roberto Maroni non riesce a fare ciò?

Breve premessa: questo sfogo/riflessione nasce dal percorso intrapreso di riforma delle Aree Vaste e della loro riorganizzazione e sfocia con il cambio repentino di opinione del governatore (purtroppo governatore aggiungo io) della mia regione.

Prima l’idea dei Cantoni, tanto per strizzare l’occhio mica poco alla vicina Svizzera, poi l’ascolto (sembrava per fortuna) avviato da Regione Lombardia delle realtà locali che avevano dato un’indicazione chiara per quanto riguarda la Provincia di Como, ossia il lago unito. Tutti i mondi associativi, produttivi e le dichiarazioni (anche di oggi dopo la sorpresa) dei Sindaci del territorio spingevano e spingono ancora in questa direzione.

E poi? Addirittura Como come “capitale” produttiva e non solo del nuovo ente. Bene, ottima scelta. Invece taaac sorpresa si ritorna ai Cantoni, dove Como diventa una comparsa in un palcoscenico più grande, in una posizione di chiara subalternità a Varese (e non me ne vogliano, sono pure nato a Varese, ma è palese questa cosa) e addirittura a Sondrio con la quale si continua a cercare il mito della “Grande Montagna”.

Le ragioni non sono solo storiche ed economiche quelle che spingono verso un Lario unito, in ottica di rapporti con la città metropolitana e di realtà molto più grandi che vanno oltre le piccole province attuali. Penso a quella che può essere la vita di un piccolo comune (anche questi da rivedere certo, ma non è questo il tema), nella quale il comune più grosso fungeva da collettore di servizi e anche di “vita”, anche per tanti miei coetanei. Basti pensare solo agli aspetti legati alle biblioteche, alle scuole superiori, realtà dove vengono costruite nuove menti: più si fa spezzatino più il servizio peggiora e non si vengono a creare vantaggi per i “sistemi fusi”.

Questa situazione nella provincia di Como è estremamente diffusa, tanto nell’alto lago come in altre aree, dove l’assenza di una città guida e/o con un capoluogo troppo lontano che non riuscirà a fare da capofila nell’azione politica ad amministrativa (e di gestione aggiungerei) creerà situazioni di “periferie” amministrative nelle quali sarà difficile portare avanti azioni concrete e creare omogeneità in tutto il territorio.

E quando in nome di un regionalismo insensato e soprattutto meramente ideologico da orticellari si arriva ad escludere totalmente il territorio che rappresenta i cittadini, è giusto ridare la parola agli stessi nei modi più consoni. In primo luogo per dare una vera struttura territoriale funzionale ed omogenea al nuovo ente, e poi per cercare di dare un governo credibile a tutta la regione.

Può darsi che quanto da me detto sia la fiera dell’ovvietà, è probabile gente ben più sgamata di me abbia tratto conclusioni più profonde di me. Non vogliatemene, devo accontentare anche io i miei 25 lettori 😛