Abbiamo vinto come sempre. Capitolo II: Risiko

Mi sono sempre piaciute le cartine politiche, mettono un ordine razionale sui confini creati dall’uomo. Ma non ho mai giocato a Risiko (il che mi rende fortunatamente un nerd a metà). Ma vedere la mappa che è comparsa subito dopo le elezioni mi ha fatto venire in mente le partite con carri armati in miniatura di questo famoso gioco da tavolo. Eccola:

Italia

E da militante ed iscritto la prima reazione è “BELLO. PUNTO.”. Quindici regioni in mano la centrosinistra. E non era mai successo…ora bisognerà fare rete positivamente tra le varie regioni, portando avanti politiche comuni tra le varie realtà (dovrei fare addirittura un Capitolo IV…ma FOOOORSE ve lo risparmio).

Coomunque…continuiamo con le analisi, realtà per realtà. Le elezioni non è sufficiente vincerle, perchè dopo aver spostato i carri armatini devi pensare a governare. E governare non è come essere “il bello dell’opposizione”. Partiamo da nord.

VENETO

Qui Zaia è Zaia. Ha vinto Zaia, non la Lega, e la superiorità della Lista del Presidente lo dimostra. La Moretti, sebbene abbia fatto una campagna elettorale Comune per Comune, circolo per circolo, realtà per realtà, non c’è stato nulla da fare. Nonostante abbia preso percentuali inferiori rispetto alla vittoria del 2010 Zaia si è portato a casa il secondo mandato. L’errore più grande del PD è stato quello di aver voluto fare una campagna di profilo “europeo” in una regione sui generis. Il Veneto (e lo dico da persona con origini Venete ed Emiliane, tra l’altro polesane quindi…) è differente da tutto quanto si vede nelle altre regioni, e questo il PD l’ha pagato. In Lombardia una campagna come quella della Moretti forse avrebbe funzionato (magari non ovunque ma area milanese sì), in Veneto ci vuole una persona più…più…insomma lo dico senza giri di parole: terra terra. Una persona che ti gira anche le realtà più piccole (come giustamente ha fatto la Moretti) ma nella quale i veneti di ciascuna provincia e ciascuna frazioncina possano identificarsi, cosa che appunto non è stato possibile in questa campagna elettorale. Con Zaia invece si sono identificati perfettamente, per il suo modo di vivere la “venetità”. Insomma lo scrivo in veneto: “Zaia el xe Zaia”. Nonostante Tosi, che alcuni identificano (o identificavano) come un Renzi Leghista: amministratore, dotato di carisma personale, pragmatico e giovane.

LIGURIA

Dire che qui è mancata la gestione politica è poco. Dapprima le primarie hanno permesso una contrapposizione forte tra Paita e Cofferati, poi vince la Paita in qualche modo, poi Pastorino sceglie la via della candidatura autonoma. La Paita ha perso per un semplice motivo: è l’espressione di una mala gestione della Liguria da parte della Giunta precedente, Giunta di cui ha fatto parte anche lei. “Ho perso perchè altri se ne sono andati e non mi hanno sostenuto”. No mi spiace (dov’è che ho già sentito questa frase?? Aiutatemi… e da chi?? Mah…), come ho scritto nel capitolo precedente Pastorino non avrebbe preso lo stesso numero di voti stando in “seno” alla coalizione ufficiale del CSX. E questa non gestione ligure ha permesso alla mediocrità politica fatta uomo (ossia Toti) di vincere. Ma il treno della Sinistra fuori dal PD non è passato in Liguria.

CAMPANIA

De Luca, o lo odi o lo ami. Mediaticamente è una bomba, un asso piglia tutto, col suo tono spaccone al punto giusto. Ma per i suoi guai giudiziari e non solo rappresenta tutto l’opposto di quanto voluto da Renzi (e da buona parte del PD anche non Renziano). Eppure ha forzato la mano, ha vinto le primarie restando in gioco ed eccolo candidato. Ha imbarcato di tutto e di più da De Mita fino a pezzi di altri partiti non ben precisati. Ok l’inclusività ma forse questa volta non è un po’ troppo? È stata forse una candidatura più d’imbarazzo. Eppure ha vinto. Ecco la prova in politica che non è importante solo vincere, ma anche come e con chi soprattutto.

PUGLIA

Emiliano per alcuni versi è simile a De Luca, ma non uguale in tutto e per tutto. Emiliano (come De Luca) è un ex amministratore molto ben voluto, non spaccone come il suo collega campano e che ha saputo raccogliere attorno a sè una coalizione politica che va dal centrismo pugliese fino alla sinistra radicale. Anche in questo caso, una persona che è l’opposto dei rottamatori. Però quella di Michele Emiliano è stata una vittoria tutta personale, ha vinto perchè è Emiliano, non perchè è del PD. In più, a differenza della Campania, il CDX diviso in due candidature differenti ha favorito non poco la vittoria del Sindacone di Bari.

TOSCANA

Qui non è tanto la vittoria di Rossi, ma il secondo posto della ditta Verdenera Lega-FDI. Curioso come in una Regione Rossa almeno quanto l’Emilia, patria del Presidente del Consiglio, sia riuscita a prendere piede una candidatura così di estrema destra.

UMBRIA

Qui il PD ha rischiato grosso. Perdere l’Umbria, anche questa Regione Rossa, avrebbe portato ad una ridefinizione del concetto di sinistra. Fiu, pericolo scampato…ma non è che bisogna essere eccessivamente tranquilli eh…

MARCHE

Spacca ha spaccato, ex-presidente del PD che per una mancata ricandidatura si presenta con FI. Addirittura fuori dal podio, superato dai Verdeneri. E Ceriscioli ce la fa senza troppi problemi.

POSTILLA CONCLUSIVA

Due fatti emergono da queste elezioni:

– Il centrodestra resta estremamente diviso, con una parte centrista che fa alleanze a maglie larghe pur di sopravvivere e una Forza Italia relegata a percentuali comprese tra il 10 e il 5%. Tutto questo però sta favorendo l’ascesa di un “curioso” (mica troppo) asse formato da Salvini e la Meloni (Fratelli d’Italia), asse Verdenero che rischia di spazzare via la parte moderata del centrodestra. E prendono voti in realtà dove solo cinque anni fa liste leghiste avrebbero preso percentuali da prefisso telefonico. Salvini gongola.

– Il MoVimento 5 Stelle per la prima volta riesce a tenere percentuali simili a quelle Nazionali anche alle Regionali. Cosa mai successa finora. Addirittura in Liguria la Paita supera i 5 Stelle per soli 3 punti percentuali. Questi numeri superiori al 20% in parte sono attribuibili ad un normale aumento stazionario del MoVimento che secondo me a fatica supererà tali numeri, in parte al fatto che qualcuno dentro al MoVimento ha capito l’importanza di una struttura territoriale di Partito (Grillini rassegnatevi siete un Partito a tutti gli effetti parte integrante del sistema, che vi piaccia o no) con candidati che prendono voti etc. etc.. E questo non a caso coincide con il silenzio di Grillo e la gestione del MoVimento che è passata dal duo CasalGrillo al direttorio ed in particolare a Di Maio, “bestia” politica da non sottovalutare…

E il PD?? Che dire…ne parleremo nel prossimo Capitolo, come dite di intitolarlo: Fallout o Aftermath?? A voi la scelta!!!

Buona Notte

Edoardo