La reificazione delle emozioni

Non lo nego, quando ho visto il video della Raggi che si strugge per il cambiamento anche io l’ho buttata sul ridere. Una volta passata la risata iniziale, ho riflettuto e ho capito che da ridere c’era ben poco.

Come sempre seguendo il mio stile ho messo insieme tipo spugna i pezzi di varie esperienze più uno studio che mi sono divertito a fare circa Facebook e l’impatto dei singoli post. Mi è venuta in mente poi una frase che un’amica mi ha detto domenica:“Ho fatto un post sul mio lavoro e nessuno quasi se l’è filato, ho messo un post che non c’entrava nulla e ha ricevuto maree di like e condivisioni”. E voi direte che c’entra tutto questo con la Raggi, i like e i post? Eppure c’entra, c’entra eccome. E sono facce della stessa medaglia.

Perchè la Raggi con quel visino contrito, quella voce flebile, quel tono al contempo da rassegnazione e speranza piace al suo elettorato? Perchè con quella posa è diventata essa stessa l’emozione che voleva comunicare, trasformando sè stessa in ciò che vuole trasmettere. E quando susciti un’emozione fai sempre centro, sia nel bene che nel male.

Voglio un’altro esempio di emozioni centrate. Settembre 2015, Festa Nazionale del PD. Discorso finale di Renzi mostrando prima la foto del povero Aylan e poi il bambino avvolto nella bandiera dell’Unione Europea. Parte l’urlo “Restiamo umani”. In quel momento Renzi stesso è diventato quell’urlo, e tutte le persone sono riusciti ad identificarsi in quelle due immagini. E non solo quest’immagine rimasta nella storia, ma ho anche sentito “Hai visto ha parlato dell’argomento x, ci tenevo tantissimo!!” (citazione non letterale).

Ed ecco perchè il post della mia amica ha ottenuto una marea di interazioni: ha creato un’emozione, un’emozione nella quale le persone si sono identificate (non cito il post perchè sennò violerei l’anonimato 😛 😀 )

Magari sono ovvietà, magari no. Quando tu riesci a diventare l’emozione che vuoi trasmettere riesci a creare un legame empatico con l’uditore. E a quel punto se aumenti il carico di emozioni (fino a non esasperarlo) riesci a mettere un certo livello di contendibilità al dibattito e al discorso. Non dico che sia una dinamica commerciale, ma quasi.

Sicuramente ci sono situazioni, argomenti e questioni oltre le emozioni, specie in politica: è meglio avere una buona legge che un continuo carico emotivo su proposte e concetti che restano vuoti, non vi è alcun dubbio. Ma una buona legge passa in secondo piano se non è abbinata ad un’emozione.

In questo periodo di elezioni quello che però ammazza il dibattito è l’eccessivo carico emotivo, ed è qui che la Raggi secondo me ha toppato, e pure molto. È diventata la caricatura dell’emozione, tant’è che è partita l’ilarità sui social. E non solo, con l’eccessiva sovrastimolazione emotiva dovuta alle elezioni c’è il rischio effettivo che tutto passi in secondo piano, ed effettivamente è così…se avete fatto caso ai post, in questo periodo ottengono pochissime interazioni; gli stessi post ne otterrebbero molti di più in periodi normali. Perchè l’utente è “sovrastimolato” da immagini comunicative. Solo pochi post riescono davvero a fare “il botto”.

Dopo questo “pippino” che ci tenevo a fare soprattutto in risposta ad un commento di un amico, vi auguro buona serata.