Ricordare, in modo diverso dal solito

Finalmente, dopo n giorni che mi riprometto di farlo, trovo dei minuti liberi nel quale scrivere un piccolo post dedicato al giorno della memoria. E’ uno di quei momenti nei quali come recitava una vecchia pubblicità “scrivere diventa un piacere”. Voglio anche io dare il mio piccolo contributo al ricordo di ciò che è stato e voglio farlo portando e ricordando due documenti poco convenzionali, che sono sconosciuti ai più. Per capirci, non fanno parte dei classici come “Il Diario di Anna Frank” o di “Schindler’s List”, ma secondo me sono uno dei più alti esempi per comprendere la prigionia in un campo di concentramento e la follia della Germania Nazista.

Cominciamo dal primo documento.

shot-2.480x480-75Tutti conoscono Giovannino Guareschi, autore divenuto famoso per aver creato il “Piccolo Mondo” di Don Camillo e scomparso a 60 anni. Pochi sanno però che Guareschi oltre ad aver inventato Peppone & co. ha anche avuto una discreta carriera da vignettista (che ha la pecca di essere finito nel delirio dell’Italia degli anni ’30 con alcune vignette poco edificanti) e ha scritto anche altri romanzi, alcuni di pregevole fattura. Tutti comunque sono a sfondo autobiografico, prendendo esempio dalla sua vita “nella fettaccia di terra bassa e grassa tra il Po e l’Appennino”. Racconta anche in un piccolo romanzo della sua prigionia in un campo di concentramento. “La Favola di Natale”, romanzo scritto da Guareschi durante la sua prigionia, venne rappresentato nel “teatro” del campo di concentramento il 24 dicembre del ’44 per rallegrare i prigionieri. Attraverso reificazioni pungenti, la poesia del bambino che vola e non riesce a superare la frontiera, il vento rappresentato da un autista di fretta che non oltrepassa la frontiera, il censore nazista che appunto “censura” la poesia per non farla entrare nel shot-5.480x480-75paese “dove tutto quello che è necessario all’esistenza è calcolato in modo così mirabile…”, questo piccolo romanzo è un vero e proprio diamante della letteratura, che rende magistralmente e dà forma nel senso fisico del termine alle sensazioni, soprattutto di chi “recitò la sua poesia davanti alla sedia vuota del papà”, e tante sedie vuote sono rimaste…

Giuro, solo un altro libro è riuscito a portarmi alle lacrime come questo, “Il Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati. Ultima chicca, le illustrazioni del libro sono dello stesso Guareschi, che disegna sè stesso da adulto e da bambino nei panni appunto del bambino e del papà che si incontrano nella notte dove “hanno corpo i sogni dei vivi e gli spiriti dei morti”.

Il secondo invece lo riassumo qui con il video diretto

“Der Fuehrer’s Face”, cortometraggio della Dinsey del 1943…avete capito bene, della Disney. E non solo, tale cortometraggio ha anche vinto l’Oscar come miglior cortometraggio animato nel 1943. L’Oscar!!! L’unico film di Paperino ad averlo vinto ad oggi? Ma quindi perchè è finito nel dimenticatoio?

Il Dipartimento della Difesa degli USA negli anni ’40 finanziò la Disney per realizzare una sorta di “Banned Series” da utilizzare a fini propagandisciti. Ed ecco qui il risultato, Paperino che saluta Hitler, Mussolino che suona la grancassa, Gobbels che fa parte di una banda. Ma non solo questo cortometraggio, esistono anche “Education for Death”, “Duck Commando”…ce ne sono.

Ultimissima domanda…perchè proprio Paperino e non per esempio Topolino? Facile: Topolino è il personaggio bello ed intelligente, se la sa cavare sempre. Paperino è invece l’uomo medio, nevrotico e chiassoso, e quindi è facilmente preda di psicosi di massa, come quella nazista appunto…

Con questa perla vi saluto. Chiedendovi e ponendoci come obiettivo quello di ricordare un po’ di più non solo il 27 Gennaio.

Buona notte.