Un cambiamento che vale una generazione

Già tempo fa avevo provato a spiegare perchè ho scelto di sostenere convintamente il “Sì” al referendum del 4 dicembre, ma ora voglio dare una lettura più profonda, e tutta mia, del referendum e del valore che avrà.
Prima di tutto voglio fugare un dubbio che i più maliziosi penseranno: non voto “Sì” per dovere di scuderia. Per scuderia non si fa nulla, nemmeno un like su Facebook. Tutto va ragionato e capito, soprattutto le proprie scelte.
Non sono nemmeno un amante della retorica del cambiamento, preferisco dare un messaggio realista rispetto ad uno puramente retorico.

Parto da quella che è la mia umile esperienza di ragazzo che ha distribuito il suo primo volantino politico a 14 anni e ha visto un po’ di cose, non tantissime, nella sua breve attività. Tutte le fasi politiche e storiche che ho vissuto finora hanno un punto in comune, ossia la mancata capacità di incidere politicamente sul proprio territorio e nella vita dei cittadini. Ho visto troppe volte leggi arenarsi tra Camera e Senato.
Tutto ciò ha causato un allontanamento della mia generazione (mi metto ancora tra i ventenni anche se sono più vicino ai trenta oramai) dalla politica intesa nel suo senso più alto, dovuto non solo a questa lentezza endemica ma anche all’immagine non proprio edificante che alcuni politici han dato di sè.

Ho condiviso pienamente le parole di Giorgio Napolitano di settimana scorsa: “Con questa riforma il parlamento torna degno del suo ruolo”.
Per noi ha un doppio significato, è la prima volta che (i nati negli anni ’90) possiamo davvero incidere  nel sistema politico nel quale abbiamo vissuto finora (o dal quale ci siamo allontanati per sdegno…) e provare a migliorarlo.

Ritengo che la riforma sia la migliore del mondo? No, ci sono dei punti che migliorerei, sarei disonesto intellettualmente se non lo dicessi.
Non mi piace che passi solo il messaggio della riduzione dei costi della politica, purtroppo una democrazia per essere mantenuta in salute e funzionante ha un costo, un costo che non possiamo abolire.

Ma è la riforma della mia generazione. E vale tutto il nostro futuro.