“Condividi, condividi, condividi!”

Qualche tempo fa avrei voluto fare un articolo dedicato al nuovo termine “Webete” coniato da Chicco Mentana, ma poi è finito in fanteria tra i tanti articoli che ho in bozza.

Ma il tutto mi è ritornato in mente partendo dal nuovo personaggio ideato da Crozza “Napalm 51” e da questo articolo preso dal noto portale Vice. E questa bozza è ritornata a galla.

Stavolta parto dal fondo: noi italiani medi non abbiamo la testa e il grado di maturità necessario per capire ed usare “con la testa” i social network, anzi il principe dei social network, ossia Facebook (su Twitter entrano in gioco altre dinamiche che non analizzerò ora).

Una breve analisi dei dati. Facebook in Italia ha circa 27 milioni di utenti registrati, quindi togliendo fake di varia natura, ci sono circa 23 milioni di persone che nel nostro paese usano il popolare social network. Quindi rispetto ad altre reti come per esempio Twitter (6 milioni di utenti registrati, 4 milioni di utilizzatori reali) si può avere attraverso la creatura di Mark Zuckerberg un’immagine del paese reale molto più veritiera rispetto a quella data da altre reti analoghe. Ma è veramente così?

Non proprio. L’algoritmo di Facebook funziona in modo subdolo, e se vogliamo vederla dal punto di vista della mediaticità è una macchina quasi perfetta.Per spiegarla con i numeri, se io ho 100 amici e 60 su questi hanno dimostrato preferenze per l’abbigliamento di colore rosso, Facebook reagirà mostrandomi post, pubblicità, amicizie suggerite, pagine etc. che avranno a che fare in qualche modo con l’abbigliamento rosso. In pratica fa un’analisi di quelli che sono le nostre preferenze e ci crea nella rete un nostro mondo ad hoc, dove tutto quello che ci piace diventa bello e giusto, come se fosse l’unica visione possibile del mondo.

E questo spiega la visione distorta citata nell’articolo di Vice. Se un partito, un movimento, un gruppo o chicchessia riesce a strutturare soprattutto su Facebook un “mondo parallelo” nel quale la propria ideologia viene amplificata in modo spontaneo, vengono a crearsi storture e vere e proprie visioni distopiche di quello che è la realtà. Questo ovviamente non è un invito a non usare Facebook, anzi è un consiglio su come provare ad usarlo con un po’ più di testa.

Prima di condividere post a manetta, prima di mettere like ossessivi e prima di credere a qualunque bufala, verificare sempre le fonti, verificare se è una vera notizia, verificare sempre. Cosa che noi italiani non facciamo più, presi dal delirio della ricondivisione ossessiva e dal nostro edonismo egocentrico, come se qualunque dei nostri post fosse davvero l’unico in grado di cambiare il mondo. Purtroppo sta diventando più importante rivendicare uno scandalo e prendere parte ad un movimento collettivo piuttosto che effettivamente scrivere qualcosa di sensato (magari non lo sto facendo nemmeno io) rinunciando a un po’ di like.

Ed è qui che nasce “Napalm 51”, l’esempio del mass mediocre del social network. Per lui solamente le sue idee sono giuste, solo lui è l’esempio dell’onestà, solo lui è in grado di fare il bene della propria nazione (ed effettivamente di pratico non fa nulla se non cliccare in modo spasmodico). E condivide, condivide, condivide, credendo che la propria opinione sia la unica in grado di giudicare tutte le altre. E condivide, condivide, condivide.