Una vita di varie ed eventuali, non per tutti.

L’ho divorato, letteralmente, come faccio con pochi libri. Se avessi avuto più giornate di ozio l’avrei aperto al mattino e chiuso alla sera, trangugiato tutto d’un fiato.

Quest’estate un mio caro amico, e se posso dire profondo conoscitore del mondo descritto dal libro, me l’ha consigliato dicendo “Tu hai quel profilo”, e un po’ dopo averlo letto devo dire che ho gongolato non poco. “Io sono il potere – Confessioni di un capo di gabinetto”.

Cinismo e ironia andreottiani applicati ad un libro. Nessuno ovviamente conosce l’autore, a parte Giuseppe Salvaggiulo, che ha raccolto probabilmente le confessioni di più capi di gabinetto che hanno attraversato Prima, Seconda, Terza e propaggini di Repubblica Italiana.

Bello, bellissimo per chi fa politica e ha visto un po’ di quel mondo, di quei mondi che vengono descritti nel libro.

Bello, bellissimo perché leggendolo (oltre all’imbarazzo quando ti passa sotto gli occhi qualche nome che conosci molto bene) rivedi le stesse dinamiche che attraversano qualunque partito, qualunque associazione, qualunque organizzazione dove vivono le passioni umane. E ripensi alle tue esperienze, a momenti che hai vissuto simili a quelli descritti nel libro.

L’importanza della competenza, dell’esperienza, delle relazioni, dei contatti. Tutto ciò che fa la differenza quando “indossi i paramenti ed eserciti la liturgia del potere” (frase presa in prestito sempre da quel mio amico che l’ha utilizzata in una conferenza anni fa).

Ma non è un libro per tutti. Non è un libro per chi fa politica “da due giorni” e ha quella visione edulcorata, dolce e un po’ paesanotta e ingenua della gestione della cosa pubblica. Ne risulterebbe disgustato, senza rendersi conto che la sua visione è quella dell’inizio, che ti fa innamorare delle idee e che ti fa partire. Ma le regole del gioco sono altre.

Un libro da leggere con una punta di disincanto, di realismo e di Italico cinismo. Dove le “varie ed eventuali” non sono un di più ma quello che fa la differenza.

P.s. ovviamente il grigio della foto è un omaggio al grigiore dell’apparato, che però non coincide con uno spirito grigio…anzi…